E’ nato prima l’uovo o la gallina? (Tutti siamo Uno)
Spiegazione semplice della teoria del Tutti siamo Uno, molto presente nella scuola Orientale (Buddismo, Zen, ecc.) e che incuriosisce oramai molti occidentali:
Partiamo dalla domanda “è nato prima l’uovo o la gallina”, oppure prima il seme o la piantina? Come è iniziata la Vita sulla terra? Ecc., ecc..
In questi termini non risolveremo mai il dilemma perché, detto così, implica una forzata limitazione nell’uso del nostro intelletto. La forzatura sta nel fatto che noi vogliamo risolverlo con il nostro modo di ragionare presupponendo una realtà duale, contenente sempre un oggetto ed un soggetto, un inizio e una fine, una nascita e una morte. E questo è un limite. È il “limite” più famoso della nostra mente che non riesce a immaginare l’infinito nello spazio e l’eternità nel tempo.
Esempio
Avete presente il famoso indovinello per bambini:
Ha 4 gambe ma non può camminare, cos’è? Semplicemente Il “tavolo”.
Quando lo senti la prima volta, il tuo cervello associa subito (automaticamente e forzatamente contro la tua volontà) la parola “gambe” alle gambe che più conosciamo in natura: le nostre o quelle del regno animale, e il fatto che non possa camminare ci confonde.
Bisogna fare un piccolo sforzo di dissociazione della parola gambe, dall’immagine che scaturisce nei nostri pensieri, per capire che noi diamo quella definizione anche a 4 pezzi di legno verticali che sostengono una lastra anch’essa di legno (il tavolo). Fatto questo sforzo l’indovinello è risolto. Siamo andati oltre il significato primo della parola gambe, l’abbiamo trasceso…
L’uovo e la gallina sono nello stesso identico meccanismo chiuso dal nostro cervello che si ostina a voler ragionare sempre in termini di definizione. Ragioniamo sempre in termini di dualità, oggetto e soggetto.
Dobbiamo anche qui fare un piccolo sforzo per trascendere l’inganno della mente. Non esiste l’uovo e non esiste la gallina. Siamo noi che migliaia di anni fa li abbiamo separati e definiti nei contorni e nei confini che oggi conosciamo.
Spiegazione
In questo contesto, dare una definizione significa “voler vedere” un contorno, un confine dentro qualcosa che è un tutt’uno, per etichettarlo e dargli un nome.
Quando i bambini fanno “OOOOHHHH!!!!”, indicando con il ditino, stupiti ed affascinati, qualcosa che vedono o toccano la prima volta, stanno facendo un’esperienza sensoriale nuova e, per ricordarsela, l’archiviano nel cervello con il nome che i genitori gli suggeriscono. Altrimenti se lo inventano come hanno fatto i nostri avi migliaia di anni fa e come facciamo tutt’ora se scopriamo qualcosa di nuovo.
Così da quando siamo nati impariamo a conoscere il mondo che ci circonda, catalogando la nostra realtà. Prendiamo il Tutto e lo dividiamo in tanti piccoli pezzi come fosse un puzzle. Vediamo o sentiamo qualcosa e gli diamo un nome.
E quindi:
Riflettiamo su questo: se siamo noi (esseri umani) a dargli un nome è come ammettere che non esiste in realtà. Siamo noi che decidiamo dove e quali sono i contorni, i confini e siamo sempre noi che decidiamo il nome dato.
Se dici ad un gatto la parola albero, credi che sappia cos’è? Gli animali, vedono Madre Natura nella sua interezza e senza divisione alcuna, perchè non hanno bisogno di distinguere. Non gli interessa sapere dov’è il confine tra il tronco e le radici o tra le foglie e i rami.
Dimostrazione pratica
Prendiamo i 2 sensi più famosi che conosciamo per spiegare questo concetto. La Vista e l’Udito che usiamo per percepire luce e suoni.
La scienza ha facilmente scoperto e dimostrato che sia gli occhi che le orecchie, sono limitati e non hanno il potere di percepire tutta la gamma di frequenze di luce o di suoni che ci possono essere nell’universo. [Il termine universo deriva dal latino universus (tutto, intero) parola composta da unus (uno) e versus (volto, avvolto. Part. pass. di vertere)]
Per esempio, i nostri occhi non possono vedere i raggi gamma, gli infrarossi, gli ultravioletti, ecc.. Quindi in una scala da 0 a 100, dove ci sono tutte le possibili frequenze di luce, i nostri occhi possono solo percepirne una piccola fettina e solo se è ben distinta da altra luce. Per esempio, la luce delle stelle di giorno non si vede perché non riusciamo ad individuarla all’interno dalla luce solare. Ok?
Stessa cosa per l’udito, ci sono infinite frequenze, ma noi possiamo percepire solo una piccola parte di esse e solo con una certa potenza. I cani sentono gli ultrasuoni e noi no. Se il suono proviene da troppo lontano non riusciamo a sentirlo, magari arriva fino a noi ma è diventato troppo flebile per i nostri timpani.
Ricapitolando, di tutta la Realtà che c’è là fuori, noi ne vediamo e sentiamo solo una minuscola fettina-ina-ina. Se potessimo vedere e sentire “tutte” le frequenze di luce e suoni, il mondo sembrerebbe un unico continuo rumore assordante e un miscuglio di infiniti colori e sfumature (il Tutto). Niente sarebbe “distinguibile”.
Guarda questa foto:
Cosa vedi? Un paesaggio, giusto, ma poi? All’interno, confinato in tanti piccoli contorni, puoi vedere:
- nuvole
- un lago
- montagne
- un cielo
- una foresta composta a sua volta da:
- alberi
- rami
- tronchi
- cespugli
- foglie
- ecc..
E se potessi avvicinarti sempre più vedresti (i contorni) le venature delle foglie, le cellule che le compongono, il loro nucleo.
E più da vicino vedresti il loro DNA e tanti piccoli atomi, formati da elettroni, protoni e neutroni, che ci dicono essere a loro volta fatti di pura energia.
Ma allora (riducendo ai minimi termini) quella foto del panorama, realmente, altro non è che pura Energia. Se potessimo vedere tutte le particelle che compongono quella foto vedremo una cosa del genere:
Ma siamo noi che ne vediamo solo una piccola parte filtrata dal limite dei nostri sensi. Sempre noi che poi abbiamo stabilito dei contorni e dato loro dei nomi. Altrimenti si vedrebbe solo un grosso oceano di pura energia fluttuante in un cambiamento continuo, come il ribollire della lava in un vulcano, come le infinite correnti nell’oceano o l’inseguirsi dei venti nei cieli.
Dove i nostri occhi riescono a catturare la luce, si delineano dei contorni e “TAC”, gli diamo un nome ed una definizione.
Ecco perché filosofi e psicoterapeuti asseriscono che la realtà non esiste se non nella nostra testa, è una nostra interpretazione. Perché siamo noi a distinguere al suo interno forme, colori, suoni, insomma “esperienze sensoriali”. E poi facciamo lo stesso con le emozioni, i sentimenti, li proviamo e gli diamo un nome.
Dividiamo tutto, anche i giudizi sono creati da noi:
- bene e male
- giusto e ingiusto
- bello e brutto
- alto e basso
- largo stretto
- ecc.
Nessuno di questi è assoluto, è tutto relativo. Inoltre la realtà è personale ed unica. Ciò che vedo io non è anche ciò che vedi tu. Quello che piace a me viene, da me, riempito di attenzioni e difeso con tenacia, e a te magari non interessa minimamente o al contrario lo disprezzi. Anche ciò che ci fa arrabbiare o rattristire è assolutamente personale. Da qui si capisce che il nostro stato d’animo è sempre una scelta nostra.
Sei alla ricerca del tuo Benessere?
Emozion’ intorno
Conclusione
Ed ecco perché il mistero della gallina e dell’uovo non si può risolvere se non trascendendo la dualità delle 2 definizioni. Cosicché si potrà “vedere” che è solo la Vita stessa che si rinnova, in un circolo infinito, senza spazio e senza tempo, l’unica realtà è quella del Tutto (Uno).
Come il circolo continuo dell’acqua, che è sempre la stessa quantità di litri dall’inizio dei tempi:
Pioggia, neve, fiume, mare, vapore, nuvola e di nuovo pioggia.
Tutto all’infinito. Anche lei come pura energia che ribolle, sale, scoppia, ricade e si riscalda trasformandosi nuovamente.
Non esiste nascita e non esiste morte, le abbiamo inventate noi.
In tutto questo noi siamo i testimoni. Una piccola fettina di esperienza sensoriale. La coscienza di questo ciclo vitale infinito. Siamo gli spettatori di una parte del film, assistendo ad un episodio. Siamo la Coscienza di Dio che fa una piccola esperienza di vita.
Non esiste lo spazio e non esiste il tempo. La vita è come scrivere un libro: crei i personaggi che provano emozioni in una storia fantasticata. Il lettore è chi ne fa esperienza (l’io, il sé), legge e percepisce spazio e tempo solo durante la lettura del libro stesso. Ma in quelle pagine non c’è ne spazio ne tempo.
O come un bel film. L’insieme di un miliardo di fotografie viste una dietro l’altra ad una certa velocità, sembra che scorra il tempo ma è solo un illusione.
Quella che noi chiamiamo vita è una piccola, cosciente, splendida Esperienza Sensoriale.
Se ti senti confuso è normale, come dicevo all’inizio non è naturale per noi ragionare in questi termini. Se hai domande scrivimi pure su marco@veritarelative.it
A presto
Marco