Il Risveglio

E così di colpo mi svegliai. Ero in un enorme stanzone dove dormivano milioni di persone e la maggior parte di loro sembrava in preda a brutti incubi. Mi ritrovai seduto sul mio letto sveglio, un po’ confuso ma felice. Da quanto stavo dormendo? Forse da sempre. Potevo scorgere moltissimi bambini che giocavano tra i letti e pochissimi adulti svegli come me, quasi tutti estranei. Questi mi salutarono facendomi un gesto con la testa accompagnato da un sorriso d’intesa che pareva una sorta di benvenuto o di bentornato.

Ero talmente contento di essermi svegliato che volevo gridare dalla gioia, alzarmi in piedi, correre fuori a vivere libero, non più ingabbiato in quel letto dove ero sempre più pigro e dove l’accidia faceva da padrona. Mi ricordo che sognavo di continuo e non sempre erano bei sogni, anzi spesso erano piccoli incubi dove mi trovavo incastrato in situazioni che mi facevano sentire a disagio, legato, costretto. Come quando sogni di voler correre, scappare da qualcosa ma ti rendi conto che le gambe non fanno quello che vorresti, sei pesante e non riesci a fuggire. Oppure sogni di essere incatenato senza riuscire a liberarti. Altre volte invece ero al buio, pochissima luce, vedevo in lontananza un uscita ma non riuscivo mai ad avvicinarla.
Ma ora ero sveglio e finalmente provavo una sensazione di libertà mai provata prima. Era tutto più chiaro, vedevo la splendida luce del sole. Potevo sentire i veri suoni della natura nel mondo reale. Per prima cosa cercai intorno a me i miei cari, amici e parenti per poter condividere con loro la gioia di quel risveglio, ma notai che anche loro dormivano profondamente.
Li scuotevo per svegliarli ma senza riuscirci. Dormivano di un sonno profondo come fossero drogati da qualche sostanza molto potente. Come potevo godermi il mio nuovo stato se non potevo condividerlo con le persone a cui volevo bene? Cominciai allora a studiare qualche sistema per svegliarne qualcuno, parlandogli e raccontandogli di quanto era meraviglioso essere pieni di energia e di voglia di vivere, ma niente, nessuno mi ascoltava. Mi sentivo sconfortato. Perché non riuscivo a svegliare nessuno?
Poi d’un tratto notai un amico che si agitava nel letto parlando nel sonno. Sembrava chiedesse aiuto. Dormendo mi tendeva la mano. Gliela presi dolcemente e gli raccontai come si stava da sveglio, sembrava che mi sentisse come fosse in un dormi veglia. Forse voleva un aiuto per uscire da quello profondo stato di trans. Fu così che mi chiesi perché io c’ero riuscito? Come avevo fatto? Qualcuno mi aveva forse aiutato?

Ad un tratto mi venne in mente l’ultimo dei sogni fatti prima di svegliarmi. Era un sogno un pochino più lucido di quelli soliti. Mi ricordo che cercavo qualcosa ma non sapevo cosa. Mi sentivo come nel film Matrix dove Neo, il protagonista, cercava di uscire da quel mondo virtuale creato dalle macchine per tenerci imprigionati, sognando continuamente una vita vissuta in un mondo creato da loro per farci stare buoni e tranquilli nelle nostre celle invisibili.
E così realizzai che fu proprio cercando risposte e soluzioni che trovai il modo per uscire dai miei incubi. Prima mi resi conto che le porte erano un pochino ovunque, non erano grandissime e non avevano un’insegna luminosa con scritto “Uscita” ma ricordo che erano tante. Ricordo che apparivano qua e là man mano che le cercavo.
Come quando sei al supermercato e cerchi qualcosa di specifico in uno scaffale pieno di prodotti che sembrano tutti uguali e a forza di guardare con attenzione in lungo e in largo, all’improvviso, ti balza agli occhi ciò che volevi e la ricerca finisce. Ecco come c’ero riuscito! Avevo cercato io un modo. Nessuno a parte me stesso poteva liberarmi dai miei personali incubi. E fu così che smisi di scuotere tutti quelli che dormivano intorno a me, ma mi limitai a tenere la mano di chi aveva la parvenza di volere un aiuto per destarsi.
Iniziarono così i primi risvegli e potei finalmente condividere con loro questa nuova consapevolezza. Ci raccontammo gli ultimi sogni fatti, dove ognuno, a suo modo, trovò la propria via d’uscita e insistendo senza arrendersi alle prime difficoltà, poterono tornare alla vita vera.
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